Attenzione per la qualità, per la salute dei consumatori e rispetto per i lavoratori e per l’ambiente. Sono i valori su cui poggiano le produzioni della Giuliano Puglia Fruit, colosso del settore ortofrutticolo specializzato in particolare nell’uva da tavola.
Questi valori sono anche le tappe di un percorso che per l’azienda pugliese è iniziato molto tempo fa, negli anni ’80, in un’epoca in cui questo tipo di impegno era ancora una novità quasi esotica. Il via a questo percorso è arrivato con la decisione di collaborare con Coop che all’epoca ai propri fornitori chiedeva già produzioni etiche, senza sfruttamento e con dei limiti nell’uso di fitofarmaci che erano anche più stringenti di quelli di legge. "Quel passo ci ha cambiato la vita - racconta Nicola Giuliano, alla guida dell’azienda -. Da lì in poi sono nate nuove idee e abbiamo inaugurato un modo completamente nuovo di fare il nostro lavoro che ci ha però dato lo slancio per la crescita e ci ha trasformati in leader di mercato". Sotto l’ombrello Coop l’azienda è cresciuta e oggi impiega oltre mille addetti. "Adesso abbiamo un concetto molto diverso della qualità che non riguarda soltanto la produzione della frutta – dice Nicola Giuliano -, ma abbraccia anche l’etica e l’attenzione per l’ambiente e per il lavoro. Riuscire in questa sfida non è stato semplice anche perché ha un costo economico con cui occorre ogni giorno fare i conti".Il punto di forza dell’azienda, con sede a Turi a pochi chilometri da Bari, è la cura a 360 gradi dei processi produttivi e nello stabilimento, che si sviluppa su una superficie complessiva di oltre 70.000 metri quadri. "I clienti che ci vengono a visitare vedono il nostro modo di lavorare e sono disposti a pagare di più – dice Nicola Giuliano -. Questo ci ha dato la possibilità di dare un valore aggiunto maggiore al nostro prodotto e quindi di poter applicare un prezzo migliore a tutto quello che confezioniamo". Guardare di più alla qualità ha ripagato ed è una strada che potrebbe aiutare molte altre produzioni del nostro Paese. In particolare tutte quelle che sono sofferenti perché costrette a competere con mercati esteri dove la manodopera ha un costo bassissimo. "Occorre puntare sulle produzioni di eccellenza – dice Nicola Giuliano -. L’agricoltura massiva è prerogativa dei Paesi a basso costo e cercare di competere con queste realtà è troppo difficile".
La soluzione? "La deve trovare la politica. Occorre mettere in campo degli incentivi affinché gli agricoltori possano liberarsi di varietà non più all’altezza del mercato e possano ricominciare con nuove piantagioni, più adatte a un buon mangiare". L’obiettivo è quello di guardare a coltivazioni poco impattanti sull’ambiente, che diano reddito ai coltivatori e siano rispettose delle regole sul lavoro. "Una decisione di questo tipo consentirebbe agli agricoltori di uscire da zone di ombra". Altri Paesi, come la Spagna e in particolare la regione dell’Andalusia, hanno già intrapreso questa via, per esempio con le pesche.
L’eccellenza premia. Lo dimostra proprio il caso dell’azienda pugliese che sull’uva è riuscita a innovare e ad arrivare a una maestria riconosciuta a pieno dai consumatori. "Quattro anni fa abbiamo introdotto sul mercato l’uva bianca cilena Pristine - racconta Giuliano -. Si tratta di una varietà che si mangia bene e piace anche perché è senza semi. In più richiede pochi principi attivi. I consumatori l’hanno subito accolta con favore tanto che è diventata il primo prodotto Fior Fiore Coop". Questo successo è arrivato in una fase di crisi per l’uva pugliese con annate che rendevano poco e di bassa qualità. "Noi abbiamo girato il mondo a caccia di nuove idee e con questa varietà scoperta in Cile siamo riusciti in poco tempo a ribaltare la situazione e a riprendere in mano il consumo e il mercato". Giuliano Puglia Fruit ha tagliato l’80% delle vecchie produzioni di uva e adesso si concentra sulla nuova varietà lasciando solo un 20% al passato, con un milione di chili l’anno di uva Pristine. "Con questa nuova varietà l’intera Puglia è rinata – dice il manager che poi conclude: Si tratta di un caso che può essere replicato anche in altri comparti, non solo in quello dell’uva ed è un esempio di come si può cambiare in positivo".
La soluzione? "La deve trovare la politica. Occorre mettere in campo degli incentivi affinché gli agricoltori possano liberarsi di varietà non più all’altezza del mercato e possano ricominciare con nuove piantagioni, più adatte a un buon mangiare". L’obiettivo è quello di guardare a coltivazioni poco impattanti sull’ambiente, che diano reddito ai coltivatori e siano rispettose delle regole sul lavoro. "Una decisione di questo tipo consentirebbe agli agricoltori di uscire da zone di ombra". Altri Paesi, come la Spagna e in particolare la regione dell’Andalusia, hanno già intrapreso questa via, per esempio con le pesche.
L’eccellenza premia. Lo dimostra proprio il caso dell’azienda pugliese che sull’uva è riuscita a innovare e ad arrivare a una maestria riconosciuta a pieno dai consumatori. "Quattro anni fa abbiamo introdotto sul mercato l’uva bianca cilena Pristine - racconta Giuliano -. Si tratta di una varietà che si mangia bene e piace anche perché è senza semi. In più richiede pochi principi attivi. I consumatori l’hanno subito accolta con favore tanto che è diventata il primo prodotto Fior Fiore Coop". Questo successo è arrivato in una fase di crisi per l’uva pugliese con annate che rendevano poco e di bassa qualità. "Noi abbiamo girato il mondo a caccia di nuove idee e con questa varietà scoperta in Cile siamo riusciti in poco tempo a ribaltare la situazione e a riprendere in mano il consumo e il mercato". Giuliano Puglia Fruit ha tagliato l’80% delle vecchie produzioni di uva e adesso si concentra sulla nuova varietà lasciando solo un 20% al passato, con un milione di chili l’anno di uva Pristine. "Con questa nuova varietà l’intera Puglia è rinata – dice il manager che poi conclude: Si tratta di un caso che può essere replicato anche in altri comparti, non solo in quello dell’uva ed è un esempio di come si può cambiare in positivo".
Fonte: La Repubblica